San Gines, tradizione religiosa e cultura della capitale Lanzaroteña

San Gines, tradizione religiosa e cultura della capitale Lanzaroteña

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Protettore dei Notai, anche se solo un giovane catecumeno all’epoca della persecuzione Cristiana, San Gines (San Genesio) si rifiutò di trascrivere l’editto di persecuzione di Diocleziano, atto che gli costò la vita. Al suo martirio, avvenuto nell’anno 303 d.C. seguono numerose leggende, tra cui quella che racconta come il suo corpo, appena decapitato, raccolse la sua testa e la gettò nel fiume Rodano e proseguì lungo il corso d’acqua fino alla chiesa di San Honorato di Arlés, dove ancora oggi giace1.

Determinare la data in cui Arrecife iniziò a venerare e a festeggiare San Gines è quasi impossibile, pur ripercorrendo a ritroso la memoria storica di questa giovane città.

Quello che si può con certezza affermare è che, già a partire dal XVI secolo il culto di San Gines echeggiava per i moli di Puerto Naos. Il primo scritto che illumina questa tradizione risale al 1669 tra le pagine del “Libro de Mandatos de la Ermita de San Ginés”2 e documenta i festeggiamenti in onore di questo martire, che ogni 24 agosto viene ricordato e festeggiato come Santo Patrono della Capitale Lanzaroteña.

Risale invece al 1985 il programma più antico dei festeggiamenti per la ricorrenza di San Gines3, una settimana di processioni, sfilate, fuochi d’artificio e musica, dove le funzioni religiose sono accompagnate dalla tradizione artistica. I ritmi scanditi dalla Banda Municipale, che da sempre accompagna i festeggiamenti, sono stati arricchiti, negli anni a venire, dai gruppi musicali tradizionali conosciuti come “parrandas”.

È nella seconda metà del XX secolo che il folclore e la cultura musicale dei festeggiamenti in onore di San Gines, vengono fatti vibrare attraverso le note de La Parranda Marinera de Los Buches, fondata nel 1963 e ad oggi sempre presente nei festeggiamenti tradizionali della Città di Arrecife.Don Antonio Mesa Colello definisce i festeggiamenti di San Gines come il momento in cui “il contadino di Lanzarote abbandona il suo cammello, i suoi attrezzi agricoli e va nella sua capitale. La lunga attesa è finita. I suoi giorni difficili hanno meritato un premio: LA FESTA” La memoria storica si intreccia con l’attualità e ci ricorda che oggi, come allora, la notte prima della festa del Santo Patrono, la gente del porto si riunisce all’eremo di San Gines, eretto nel 1574, per celebrare con canti e balli il Santo Patrono.

Questi festeggiamenti, in un principio aboliti perché ritenuti blasfemi, sono poi divenuti un’attrazione simbolo della cultura e delle tradizioni, per Arrecife, il suo amato Puerto Naos e tutta l’isola di Lanzarote. Sono diventati il momento in cui gli uomini, di ritorno dalla perenne lotta contro il mare, rincontrano i propri cari. Il momento in cui si rincontrano gli amori rimasti sulle banchine ad aspettare, fiduciosi, il giorno del rientro al porto4.

di Giovanni Pittorri – Società Dante Alighieri Comitato Isole Canarie