LA LAGUNA E LA SEDUZIONE DEL FANTASMA DELLA GIOVANE ITALIANA

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Avete sempre fantasticato di vestire i panni della tenebrosa Juliette Greco in Belfagor il fantasma del Louvre o più semplicemente quelli ironici e scanzonati di Ben Stiller in Una Notte al Museo? Recatevi allora alla Laguna in Calle san Agustin 22, dove si trova il Museo di Storia e Antropologia di Tenerife situato nel Palazzo Lercaro.

Alla fine del secolo XVI in questo luogo sorgeva l’abitazione dello scrivano Caspar Giustiniani, di origine genovese, che venne demolita per erigere il nuovo palazzo della famiglia Lercaro, la quale come altre famiglie provenienti dalla Liguria quali, Giustiniani, Spinola, Grimaldi, Ascanio, Ponte rivestirono un ruolo di enorme importanza nella formazione della nuova società tinerfegna e si ramificarono su tutto il territorio.

I Lercaro, famiglia di proprietari terrieri e di commercianti assai nota ed influente a cavallo tra i secoli XVI e XVII, rafforzarono la loro ricchezza sia attraverso l’istituto del mayorazgo, per cui tutta l’eredità paterna veniva concentrata nelle mani del figlio primogenito impedendo la parcellizzazione delle terre di proprietà, sia mediante la politica delle alleanze matrimoniali.

Il tenente Generale di Tenerife Francisco Lercaro de León, di origine genovese e primo rappresentante della famiglia a Tenerife, iniziò la costruzione della casa nell’anno 1593. Nel corso dei secoli, passò ad altri proprietari, anche con diversa destinazione d’uso, oltre che dimora fu infatti utilizzata come caserma militare, come sede della facoltà de lettere e filosofia, come carpenteria, fucina … finché nel 1976 fu acquistata dal Cabildo Insular de Tenerife e nel 1983, dichiarata monumento di interesse culturale.

Il 20 dicembre 1993 fu aperta al pubblico come Museo. La di lui figlia Catalina, di incantevole bellezza, venne obbligata sposare un amico di famiglia, uomo anziano ma molto molto ricco, che lei non amava e di cui le malelingue asserivano essere anche trafficante di schiavi. In occasione di questo matrimonio si decise di abbattere l’antica dimora dei Giustiniani e di costruire al suo posto il Palazzo che da ora in avanti prenderà nome di Lercaro. Dichiaratamente ispirato ai palazzi italiani, con il portico di stile genovese, il rivestimento in facciata che imita il mattone, le decorazioni di tipo rinascimentale all’interno e soprattutto con il cortile principale, di ispirazione rinascimentale, evidente soprattutto nei cassettoni e nelle figure antropomorfe delle colonne.

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Oggi ospita il Museo di Storia ed Antropologia di Tenerife, come detto, con testimonianze che vanno dai Guanches ai primi del secolo XX. Catalina, peró, non disposta a scendere a compromessi, non vide altra soluzione per sfuggire al matrimonio che quella di togliersi la vita, emblematicamente lo stesso giorno delle nozze, gettandosi in un pozzo che si trovava nel patio posteriore del palazzo, accanto alle cucine.

La ragazza in quanto suicida, non poté essere sepolta in un luogo sacro e la famiglia, forse per un malcelato senso postumo di colpa, non volle distaccarsene. Catalina venne, infatti, sepolta in uno dei patii della casa. Di lí a poco si manifestarono inquietanti fenomeni paranormali: rumori di misteriosi passi e ombre sfuggenti nella notte, acqua del pozzo color sangue e … lo spettro di Catalina dormiente nel suo letto.

I Lercaro, vuoi per le mancate nozze, vuoi per il suicidio della figlia che aveva gettato l’onta della vergogna sulla famiglia intera, vuoi per i fenomeni paranormali, vuoi per le chiacchiere che cominciavano a circolare in cittá (in particolar modo si additava il padre come unico e diretto responsabile della tragedia), pensarono bene di trasferirsi a La Orotava e di costruire lì una nuova sontuosa residenza.

Ma i ragazzi si sa non sono quasi mai disposti ad accettare di buon grado un trasloco; per chi come me é stato ragazzo nell’era pre 2.0, in una quotidianeitá priva di internet, priva di cellulare, e quindi di sms, e-mail, WhatsApp e tutti i mille modi per comunicare a distanze anche abissali, un trasloco costituiva un vero e proprio dramma.

Per chi ha vissuto un mondo in cui i rapporti tra persone, gli sguardi, le parole, le carezze ed i baci erano solo reali e non virtuali equivaleva ad allontanarsi dalle certezze, dalle amicizie, dai luoghi conosciuti e frequentati da sempre, dagli amori … da tutto ció che le lettere cartacee spesso non bastavano a mantenere vivo nel ricordo. Anche la giovane Catalina, difatti, preferisce non allontanarsi da quella che fu la sua casa. E mentre a La Orotava non vi é traccia del suo ectoplasma ancora oggi, invece, risuonano tra le mura del Palazzo lagunense passi cadenzati, porte che si aprono o si chiudono all’improvviso in giornate in cui non spira un alito di vento, o ancora porte chiuse dall’interno di stanze vuote, rumori assordanti come di mobili che cadono, improvviso e immotivato innalzarsi o abbassarsi della temperatura, sensazione di brividi nell’entrare in quella che era l’antica cucina del palazzo, alterazioni elettromagnetiche, fenomeni di autocombustione di oggetti.

Alcuni abitanti dell’antica capitale dell’isola, pare, non parlino volentieri di tutto quello che, di carattere soprannaturale vero o presunto, accade all’interno dell’attuale Museo. É come se un velo di silenzio, piú o meno palesemente, fosse sceso sulla vicenda della giovane italiana. Si racconta, peraltro, che un giorno Angie Freeland, una famosa medium britannica, ignara della vicenda di Catalina e dei fenomeni paranormali della casa, visitando il Museo cominciasse a sentire una fortissima sensazione di dolore e avvertisse la presenza di tre entitá. Avvicinandosi al luogo che ospitava in passato la cucina del palazzo perse di colpo i sensi, cadendo in uno stato catatonico molto forte. Condotta immediatamene all’esterno del Museo, tornó in sé asserendo di avere avuto la sensazione certa che tra quelle mura fosse stata in passato consumata una tragedia: una giovane donna, di cui intravedeva le braccia bruciate, torturata con il fuoco.

Seviziarono, forse, Catalina per costringerla alle nozze? E se anche fosse, chi mai erano le altre due persone percepite dalla medium? Ancora la medium Angie Freeland, nel 2011, insieme al gruppo Clave 7 specializzato nell’investigazione dei fenomeni paranormali tinerfegni, riuscí a individuare il punto esatto dove si trovava il pozzo in cui la giovane si gettó, demolito durante una delle prime ristrutturazioni dell’edificio e ora celato dalla pavimentazione del patio.

Gira, inoltre, la voce che durante i primi lavori di restauro dell’edificio accanto alla porta d’entrata vennero, effettivamente, trovati i resti di tre corpi. Di questa storia non si trova nulla di scritto, anche nelle relazioni e nei documenti di cantiere. Stava forse giá scendendo il velo del silenzio?

Carla Galanti

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