Il Carnevale di Tenerife, tra divieti e libertà riconquistate

cartel_carnaval_santa_cruz_de_tenerife_1973

Il carnevale di Tenerife risale al XVIII secolo. Le parate si svolgono dal 1900. Ma è negli anni ‘30 del secolo scorso che il Carnevale di Tenerife raggiunge il massimo splendore, quando molti tinerfeños, precedentemente emigrati in Sud America, tornano sull’isola, con “mucho fuego”, calor  e ispirazione. Sull’isola c’è ancora qualche anziano che si ricorda dei racconti tramandati dai propri vecchi. Il Carnevale in Spagna non è mai morto, e in particolar modo a Tenerife, si è riusciti a mantenerlo in vita.

Negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso era proibito. Il regime di Franco ne aveva decretato il divieto. Un regime che, avendo nel credo cattolico il suo pilastro dottrinale, preferiva promuovere le festività religiose. Le feste con marcato carattere ludico e popolare, che difficilmente si lasciavano intrappolare nell’ortodossia imposta, potevano costituire un elemento che avrebbe dato luogo a possibili azioni sovversive, e quindi venivano censurate, proibite, strettamente controllate. Il Carnevale in primis rappresentava una festa di radici pagane e si pensava potesse essere una minaccia per il regime franquista. L’ordine pubblico era in pericolo, di fronte alle espressioni critiche e burlesche proprie del carnevale.

Ma è anche vero che le Canarie erano lontane da Madrid, e il Carnevale troppo vicino al cuore della gente, per cui non venne mai soppresso completamente. Anche negli anni più bui, c’era sempre qualche gruppo di persone che venivano arrestate alla mattina, dopo una notte di festeggiamenti. Pagavano le loro 25 pesetas di multa, e al pomeriggio erano di nuovo liberi. Tutto questo in un epoca in cui era proibito l’incontro pubblico di più di 5 persone. Seguì poi un’epoca in cui la festa del travestimento venne lentamente tollerata, dandole il nome di “Fiestas de invierno”. Ma bisognerà aspettare il 1977, con la fine del regime di Franco, per ripristinare il Carnevale in tutto il suo splendore. Il Carnevale di Tenerife è oggi uno dei più grandi e prestigiosi carnevali al mondo, e attira ogni anno migliaia di turisti.

1963_Cartel-Carnaval

 

 

Tre sono i gruppi che ne caratterizzano la struttura: Le “Comparsas”, i gruppi di ballo in stile sudamericano, le “Rondallas”, che sfilano nei costumi classici, e le più importanti, le “Murgas”, di cui abbiamo già parlato precedentemente, che nascono, nella forma in cui le conosciamo oggi, in Uruguay, e che sono la spina nel fianco di (cattivi) politici e amministratori locali, che diventano, ogni carnevale, oggetto di scherno nelle espressioni musicali delle murgas.

L’evento clou del Carnevale è rappresentato dall’elezione della Regina, tra una quindicina di candidate con splendidi costumi e carri ad accompagnarle. Stime recenti dicono che tra il vestito e il carro, la spesa per ogni singola creazione si aggiri tra i 18.000 e i 22.000 Euro. La figura centrale per ogni candidata è naturalmente lo stilista del proprio costume, che comincia a selezionare materiali e disegnare le prime bozze già in settembre. Un lavoro impegnativo, ma che dà enorme soddisfazione e regala importante visibilità agli stilisti. Ma c’è un fattore che non viene quasi mai citato, nel Carnevale secondo solo a quello di Rio de Janeiro, silenzioso ma determinante, e che agli occhi di molti ne fa il primo Carnevale al mondo: il fattore sicurezza. Durante il Carnevale di Santa Cruz, accorrono centinaia di migliaia di visitatori, da tutto il mondo.

Lo scorso anno sono stati registrati 450.000 visitatori in occasione di alcuni eventi determinanti (fonte: laopinion.es). Non ci sono molti luoghi nel mondo dove una simile quantità di persone possa divertirsi in sicurezza. Mentre in Brasile la scia di incidenti, violenze, aggressioni e omicidi in occasione del Carnevale  si protrae da Rio a Salvador, a Tenerife questa festa si vive in tranquillità e allegria. Speriamo non cambi mai. Viva Tenerife, viva il Carnevale.

1-1964-243x300  0b8261a240b464ba78b8b49b66455e02

Francesca Passini

© Riproduzione riservata

Sitografia: deutschlandfunk.de; senderosdelahistoria.blogspot.it